Cinepanettone, Plauto e la Commedia dell'arte - ZIP Rivista Letteraria per i Giovani

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Cinepanettone, Plauto e la Commedia dell'arte


Davvero quest'anno nessun Cinepanettone?
Perché da Plauto ad oggi la commedia più volgare riuscuote più successo

di Giulia Lionetto Civa


Questo potrebbe essere davvero  “Il peggior Natale della mia vita”, come recita il titolo di un film al cinema in questi giorni: I anno con IMU, I anno senza Cinepanettone.
Saranno felici i detrattori del genere? Neanche troppo, perché a ben vedere il Cinepanettone non è scomparso, ha solo sostituito candidi e uva passa con gocce di cioccolato e glassa. “De gustibus non est disputandum” certo, ma sia chiaro: sempre un panettone ci accingiamo a comprare!
Il termine nasce per indicare, spesso spregiativamente, le commedie natalizie della coppia Boldi-De Sica (scoppiata comunque già da qualche anno), caratterizzate da una comicità demenziale non esente da volgarità, dal ripetersi di personaggi e trama e dall’immancabile botto di incassi.  
Prodotto per oltre vent’anni da De Laurentis, con la regia dei fratelli Vanzina o di Neri Parenti, dopo gli incassi dello scorso anno di soli (soli?!?) 13 milioni, il Cinepanettone quest’anno  si prende una pausa. Non ci sarà, infatti, alcun “Vacanza di Natale a…”  ma solo “Colpi di fulmine”, prodotto sempre da De Laurentis con la partecipazione dell’intramontabile De Sica; “Viva l'Italia” di Massimiliano Bruno con Raoul Bova, Rocco Papaleo e Ambra Angiolini; “Il peggior Natale della mia vita” di Alessandro Genovesi con Fabio De Luigi e Cristiana Capotondi che prometterebbe risate “natalizie” ma senza volgarità; Cetto la Qualunque che potrebbe provvedere a colmare la mancanza di doppi sensi e scene demenziali.  
La faccina di Boldi farà capolino nelle nostre case la notte del 25 su canale 5 con un Telepanettone doc: “Natale a 4 zampe”.
Mentre dalle grandi testate e dai salotti “impegnati” si alzano gli scudi e si storcono i nasi, viene da chiedere perché ci si dovrebbe sdegnare solo per il filmone natalizio quando, per tutto l’anno, siamo bombardati dalla volgarità e dal cattivo gusto della tv spazzatura. Il Cinepanettone, se non altro, non ci “violenta” fin dentro le nostre case e ci lascia la libertà di pagare o meno quei 5 euro di biglietto.
“ Drammaturgicamente i film di Natale spesso sono ordinari, molte volte ripetitivi, orgogliosamente grossolani. Sono un po' il discount del cinema. Ognuno di loro si può smontare, stroncare e rimontare con grande facilità”. La definizione è di De Sica e sembra rimandare a quella della Commedia dell’Arte, croce e delizia del teatro italiano nei secoli XVI e XVII: trama scarna e ripetitiva; personaggi fissi, cristallizzati e privi di profondità psicologica che diventano tipi o “maschere” con ruoli rigidamente codificati; battute facili e improvvisate; parti ritagliate sugli attori; assemblaggio e riuso di pezzi di commedie già rappresentate; meccanismi inverosimili come agnizioni, scambi di persone  e simili; comicità banale e per questo estremamente popolare. Il successo di pubblico arride al Cinepanettone come ha arriso per secoli alla Commedia dell’Arte, in barba alle critiche e al disprezzo degli intellettuali e dei palati più raffinati.
Torna ciclicamente questo genere di comicità volgare, banale e poco originale che ha probabilmente uno dei suoi più illustri e antichi precedenti (non si consideri blasfemo il richiamo) nella commedia plautina. Plauto fu uno dei più grandi comici latini, prolifico e idolatrato dal pubblico romano che, all’arte raffinata e alla comicità sottile di Terenzio, preferiva  la battuta oscena, la situazione ambigua, il linguaggio colorito e talvolta ricco di insulti, la grossolana scurrilità delle sue opere. Quando era in scena Plauto i  teatri erano stracolmi; se veniva rappresentato Terenzio, capitava che il pubblico lo abbandonasse per noia già dopo le prime battute.
In fondo, la presenza della sfera sessuale e della volgarità sembra connaturata e irrimediabilmente legata al teatro comico che sarebbe nato in Grecia dai culti propiziatori in onore di Dioniso.
Periodicamente questo genere torna in auge, riempie i teatri o, più recentemente, i cinema. Dopo un po’ si logora e si eclissa; passa il tempo e torna di nuovo, più vigoroso di prima. Più che storcere il naso, sarebbe interessate cercare di capire perché soprattutto in alcuni momenti si determinino questi picchi di popolarità, in relazione a che tipo di contesto, in quale clima politico e sociale. Perché, oltre alla capacità di  soddisfare la sempiterna sete umana di voyeurismo, il bisogno di distrarsi e di ridere, il primario interesse verso tutto ciò che ha a che fare con la perpetuazione della specie, deve esserci qualcos’altro che spinge migliaia e migliaia di persone a vedere un film che a parole tutti condannano come scadente.
Sarà una questione di moda o di marketing; sarà che la maggior parte degli uomini, stressato dal lavoro, dal coniuge e dai figli, non vuole necessariamente un prodotto che lo faccia riflettere anche nel finesettimana natalizio. Tolstoj diceva che l’arte è quella comprensibile al più grande numero di persone possibile perché è quella che parla di ciò che l’uomo sente: forse, in alcuni periodi della storia più che in altri, noi sentiamo esattamente questo.
A me il Cinepanettone fa l’identico effetto del panettone a Natale: odio i canditi e l’uvetta ma mi sono abituata a vederlo sotto l’Albero e tutto sommato, anche se non amo mangiarlo, “mi fa atmosfera”. Che volete farci? In fondo sono figlia degli ultimi anni 80.


 
 
 
 
 
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