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La vera storia di Babbo Natale, San Nicola e Santa Claus


Babbo Natale esiste (o meglio è esistito) davvero
Dalla Divina Commedia alla Coca cola: ecco la verità su Santa Claus

di Luigia di Biagio


Chi dice che Babbo Natale è solo un’invenzione per fare felici i bambini? Il vecchio con la barba lunga, vestito di rosso e dispensatore di doni, infatti, è la rielaborazione fantastica di un personaggio realmente vissuto: San Nicola di Bari.
Nato in Turchia nel IV secolo d.c., Nicola fu vescovo di Myra e forse partecipò al I e importantissimo Concilio ecumenico di Nicea, concilio con il quale la cristianità fissava in modo definitivo alcuni capisaldi della sua fede. Morto nel 343, Nicola divenne uno dei santi più popolari del Medioevo tanto che nel 1087 le sue ossa miracolose furono trafugate e portate a Bari, città di cui divenne protettore.
Una delle leggende più note su san Nicola, che consente di identificarlo come antenato del nostro Babbo Natale, risale al racconto del greco Michele Archimandrita (IX sec), è registrata anche nella Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine e accennata da Dante nella Divina Commedia (Purgatorio XX, 31-33):

Esso parlava ancor de la larghezza
che fece Niccolò a le pulcelle,
per condurre ad onor lor giovinezza


Questa leggenda narra che Nicola fu impietosito da un nobiluomo che, caduto in disgrazia, non poteva sposare le tre figlie, condannandole di fatto alla prostituzione. Nicola decise di provvedere lui stesso alla dote delle fanciulle lanciando dentro il castello, per due notti consecutive, un sacco di monete da una finestra aperta. La terza notte, trovando la finestra chiusa e non volendo abbandonare l’ultima delle sorelle a un triste destino, il vecchio si arrampicò sul tetto e gettò il sacco giù per la canna del camino. Le monetine finirono nelle calze che le fanciulle avevano messo ad asciugare vicino al fuoco.
A partire da questo racconto, san Nicola divenne nella fantasia popolare colui che nella notte della sua festa, il 6 dicembre, portava doni ai bambini buoni e bisognosi, calandoli attraverso il camino o lanciandoli attraverso una finestra aperta. Secondo alcuni la capacità del Santo di fare infiniti doni gli sarebbe derivata dal possesso del mitico Graal.
La vicinanza della festa a lui dedicata con la vigilia di Natale, notte dello scambio dei doni per eccellenza, è il motivo per cui san Nicola prese a distribuire regali non più il 6 ma il 24 dicembre.
Fin qui tutto chiaro. Ma perché san Nicola divenne Babbo Natale? Perché il santo vescovo è vestito di rosso? Perché la sua residenza è fissata da alcuni in Lapponia, da altri al Polo Nord?
Le prime trasformazioni della figura del santo si verificarono in seguito alla riforma protestante: i riformati, infatti, non credevano nei santi ma non volevano abbandonare del tutto questa tradizione natalizia. Di conseguenza in Inghilterra e in Francia, il ruolo di san Nicola venne assunto da un vecchio personaggio di giochi per i bambini, vestito con un lungo mantello verde, un cappello simile alla mitra e un pastorale: il vecchio somiglia ancora a san Nicola e mantiene un’aura sacra ma, formalmente, è solo un personaggio fantastico creato per i bambini. In Germania, invece, il compito di portare doni ai più buoni venne assegnato a Gesù Bambino.
Gli Usa ereditarono dall’Europa un miscuglio di tradizioni: i pionieri olandesi portarono in America San Nicola (Sinter Klass) e lo chiamarono Santa Class, che in inglese divenne  Santa Claus. Dai tedeschi, invece, venne Kris Kringle. Nel film “Miracolo nella 34esima strada” questo è indicato come il vero nome di Babbo Natale ma  Kris Kringle originariamente indicava il Bambin Gesù.
Gli americani, a loro volta, introdussero delle novità che determinarono un ulteriore allontanamento del vecchietto di Natale da San Nicola: l’abito rosso, ad esempio, che sostituì quello verde nel 1885, quando comparve a Boston su alcune cartoline natalizie illustrate dal tipografo Louis Prang.  A trasformare il magro San Nicola  in un vecchio panciuto e rubicondo era stato, invece, nel 1860 un altro americano, il caricaturista Thomas Nast.
Questa immagine fu consacrata nel 1939 dalla pubblicità della Coca Cola e rilanciata in tutto il mondo. Il San Nicola partito da Bari è tornato in Italia con il nome di Babbo Natale, ingrassato, con manto e cappuccio rosso, rubicondo e allegro. La collocazione della sua residenza al polo nord, in Lapponia o in altri luoghi varia al variare delle tradizioni locali che posso associarlo a folletti, gnomi, renne, elfi o caprioli.
Chi è Babbo Natale oggi? “Babbo Natale è vestito di scarlatto: è un re... Ma in quale categoria bisogna collocarlo dal punto di vista della tipologia religiosa? Non è un essere mitico, poiché non c'è mito che renda conto della sua origine e delle sue funzioni; e non è nemmeno un personaggio di leggenda, poiché non è collegato a nessun racconto semistorico. Appartiene piuttosto alla famiglia delle divinità. E la divinità di una sola fascia di età della nostra società e la sola differenza tra Babbo Natale e una vera divinità è che gli adulti non credono in lui, benché incoraggino i propri figli a crederci. Babbo Natale è dunque, anzitutto, l'espressione di un codice differenziale che distingue i bambini dagli adolescenti e dagli adulti” - Claude Lévi-Strausse.



 
 







Le trasformazioni di Babbo Natale

 
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