Il giorno della memoria: nella letteratura e nel cinema - ZIP Rivista Letteraria per i Giovani

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Il giorno della memoria: nella letteratura e nel cinema


La letteratura e il cinema della Memoria: Primo Levi e Roberto Benigni

Il giorno della memoria nella letteratura e sul grande schermo
Celebri scrittori e registi incontrano uno dei momenti più agghiaccianti della storia

di Cristiano Candurro


Il mese che secondo molti è il più freddo dell'anno è anche tempo di commemorazioni. Si tratta del primo mese dell'anno, gennaio. Il suo terzo lunedì, infatti, costituisce festa nazionale per gli U.S.A. in memoria del pastore protestante Martin Luther King, assassinato a Memphis nel 1968, e del suo motto "I have a dream", parole di speranza per la caduta delle barriere razziali tra bianchi e neri. Il suo sogno oggi è divenuto quasi realtà anche se, purtroppo, la discriminazione è ancora presente in diverse parti del mondo. Tuttavia, la data che noi al di qua dell'Atlantico ricordiamo di più è senz'altro il 27 gennaio, il giorno della memoria per non dimenticare la Shoah, ossia lo sterminio sistematico compiuto dai nazisti nei confronti di oltre sei milioni di ebrei.  Avvenuto nel corso del secondo conflitto mondiale, l’annientamento fisico degli ebrei fu solo l’ultimo atto di una serie di atroci e gratuite crudeltà compiute sui loro corpi. Testimonianza di questa tragedia è l'opera di un letterato e chimico torinese, anch'egli vittima della deportazione ma sopravvissuto fino al 1987. Si tratta di Primo Levi che in "Se questo è un uomo" esprime tutto il suo rammarico di fronte a uomini, donne e bambini ebrei trattati in tutti i modi possibili e immaginabili, fuorché da esseri umani. Il romanzo di Levi rievoca e rende immaginabile la vita di un campo di concentramento in cui, mentre alcuni deportati attendevano con ansia incessante l'arrivo dell'Armata Rossa, altri venivano selezionati per il gas, scelti come cavie per crudeli ed atroci esperimenti di laboratorio (in cui, essendo un chimico, lavora anche Primo) e costretti ai lavori forzati, condizione che soltanto di poco rinviava la morte rendendo insostenibile persino la vita.
Una condizione simile a quella di Primo Levi è quella vissuta da un personaggio cinematografico, frutto della fantasia del regista toscano Roberto Benigni e dell'inseparabile amico sceneggiatore Vincenzo Cerami. È Guido Orefice, il protagonista del film "La vita è bella” (1997), interpretato dallo stesso regista Benigni. Qui l'Olocausto fa da sfondo al grande amore che lega il protagonista a sua moglie e al figlio di cinque anni, al quale nasconde la realtà della disgrazia sotto il velo di un gioco di squadra per non farlo soffrire.
Film come questo (già vincitore di quattro premi Oscar) e come "Train de vie” ("Un treno per vivere"), girato nel 1998 da Radu Mihaileanu, testimoniano il desiderio di evasione degli ebrei che, per salvarsi, avrebbero tentato di tutto, anche la messa in scena di una finta deportazione. Vicende insolite e curiose in uno dei momenti più bui di tutta la storia, come quella dell'inconsapevole amicizia tra un piccolo deportato e il figlio di un ufficiale nazista narrata dallo scrittore John Boyne in "Il bambino col pigiama a righe". Potrebbe essere molto difficile per qualcuno comprendere quanto è avvenuto in quel difficile momento della storia universale, dal momento che disgrazie ed offese come queste sono difficili a trovarsi in altri periodi ma ciò non preclude la conoscenza di quei fatti che può avvenire, come abbiamo visto, anche per mezzo di capolavori della letteratura e del cinematografo. E’ importante che il ricordo di quanto successo sia presente presso noi degli anni Duemila perché, come molti hanno affermato (e come l'esperienza quotidiana dimostra), conoscere i fatti significa possedere almeno qualche mezzo in più per non subire e non ricommettere gli stessi errori.


 
 
 
 
 
 
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