Intervista a Prof. Pino Boero - ZIP Rivista Letteraria per i Giovani

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Intervista a Prof. Pino Boero



INTERVISTA AL PROF. PINO BOERO
ORDINARIO DI LETTERATURA  PER L'INFANZIA E PEDAGOGIA DELLA LETTURA PRESSO L'UNIVERSITA' DI GENOVA

Zip si interroga sull'importanza della lettura per bambini e ragazzi e sulle cause del crescente disinteresse che questa riscontra presso le giovani generazioni trovando un interlocutore illustre, il Prof. Boero,  già Ordinario di Letteratura per l’infanzia e Pedagogia della lettura presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Genova, direttore della collana Memorandum dell’Einaudi ragazzi, collaboratore della rivista Andersen,  coordinatore della Giuria tecnica del Premio Nazionale Letteratura per l'Infanzia di Siniscola. (Per leggere il regolamento del Premio Siniscola  Clicca Qui)



Professor Boero, Lei ha legato la sua attività professionale alla letteratura per l’infanzia:   è Professore ordinario di Letteratura per l’infanzia e Pedagogia della lettura presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Genova, dirige la collana Memorandum dell’Einaudi ragazzi, collabora alla rivista Andersen …  Perché questa scelta?

Provenendo da una cultura magistrale, alla fine degli anni Sessanta, ancora studente universitario, cominciai ad occuparmi di libri per l'infanzia, di pedagogia e di didattica con recensioni sul quotidiano "Il Secolo XIX" di Genova; borsista in Università continuai nel duplice impegno: da un lato la Letteratura italiana di Otto/Novecento, dall'altro la produzione per bambini e ragazzi. Lavoravo spinto dalla convinzione che il confine fra letteratura popolare e letteratura per l'infanzia fosse assai labile, dettato più dai pregiudizi della letteratura "alta" (e dei suoi critici) che da reali differenze di contenuti e di stili. A metà degli anni Settanta entrai nel Centro Studi di Letteratura giovanile del Comune di Genova attivo presso la Biblioteca Internazionale per la Gioventù "Edmondo De Amicis" e contribuii allo sviluppo della rivista "LG Argomenti" (oggi il Centro di fatto non esiste più distrutto dall'ottusità di politici e funzionari del Comune) pubblicando quei saggi su "autori contemporanei di letteratura giovanile" (Rodari, Argilli, Bufalari, Brizzolara, Tumiati) che raccolsi poi in un volume (L'illusione impossibile) il cui sottotiolo (La serie B) mi fu suggerito da Rodari stesso, ironico e autoironico nei confronti di una produzione ritenuta a torto minore. Dagli anni Ottanta ad oggi il mio percorso critico si è meglio definito nel senso di una costante attenzione alla Letteratura per l'infanzia diventata anche impegno di docenza universitaria con la cattedra di professore ordinario vinta nel 2000.


Lei fa parte della Giuria tecnica del Premio letterario per l’infanzia di Siniscola aperto a opere destinate a giovani lettori tra i 9 e i 13 anni edite o inedite. Quali sono gli ingredienti che danno Valore a un libro per ragazzi?

L'iniziativa del Premio letterario per l’infanzia di Siniscola è importante e positiva perché va in tutte le direzioni (opere edite, inedite, produzioni cinematografiche e audiovisive per l'infanzia, opere edite in lingua sarda) cercando di valorizzare una produzione che spesso viene ancora confinata negli spazi ristretti della "serie B". Ritengo che un albo per bambini (testo e immagini) e un libro per ragazzi siano prodotti impegnativi perché devono essere costruiti non solo sulla capacità di un autore/illustratore di "agganciare" temi importanti ma anche sulla sua abilità nell'entrare in sintonia linguistica con l'universo infantile oggi più che mai composito e soggetto a mille suggestioni. Penso insomma, a differenza di chi sembra valorizzare un universo da "officina" fatto da tanti autori che "confezionano" testi, che un autore deva rispondere a un'ispirazione di fondo e possedere uno stile che lo renda riconoscibile e che produca nel lettore quella voglia di "andare avanti", di non lasciarsi spaventare - come diceva Rodari - "dalla parola FINE"

I dati statistici e i sondaggi denunciano un disamore generalizzato verso la lettura.  In particolare, l’elaborazione dei dati Istat  2009 realizzata  dall’AIE rileva che la fascia più consistente di non lettori è costituita da ragazzi tra i 6 e i 17 anni.  Quali sono,  a suo parere,  le cause di questo divorzio ragazzi-lettura? Ci sono, secondo lei, responsabilità della scuola?

Sicuramente la scuola ha molte responsabilità: troppo spesso i percorsi scolastici di lettura appaiono "prefabbricati", affidati a note, commenti, inviti alla riflessione, "smontaggi" del testo"; tutti elementi che - a mio parere - tolgono al testo la sua parte "emozionale", lo rendono lontano dal possibile piacere che si può trarre dalla lettura di una poesia, di un racconto, di un romanzo. Lo scuola, però, non è tutto: quanto leggono gli Italiani adulti? Quei "grandi", cioè, che da genitori spesso lamentano la disattenzione dei loro figli nei confronti dell'oggetto libro? È troppo comodo - a mio parere - attribuire tutte le responsabilità alla scuola trascurando il ruolo della famiglia che a partire dal racconto orale potrebbe contribuire allo sviluppo del piacere della narrazione fin dalla più tenera età del bambino.


Un Premio letterario che prevede in Giuria oltre che dei tecnici anche gli stessi ragazzi, può contribuire a riavvicinare due mondi, quello del libro e quello dei giovani lettori, che sembrano allontanarsi sempre di più?

Ritengo che la scelta di mettere insieme due Giurie (una "tecnica" di adulti "addetti ai lavori" e una di ragazzi) sia saggia e importante non solo perché riavvicina due mondi ma anche perché mette i "tecnici" adulti in condizione di verificare la loro stessa capacità di indirizzo e di scelta.


È assodato che il buon o il cattivo rapporto con la lettura si determini durante l’infanzia: se i genitori leggono, i bambini giocano a leggere; se in casa ci sono libri è più facile che i ragazzi li leggano.  Lei crede che i genitori siano sufficientemente consapevoli di questa responsabilità?

La domanda riprende quello che osservavo prima: i genitori non mi sembrano sufficientemente consapevoli del ruolo trainante che potrebbero avere nei confronti dell'acquisizione del piacere della lettura da parte dei loro figli; troppo spesso sembrano lamentarsi dell'invadenza di televisione, cartoni animati, videogiochi dimenticando che sono loro con la loro assenza di calde parole che affidano i figli a tanti freddi supplenti.


Spesso si insegna a leggere ma non ad amare quello che si legge.  Quali strumenti bisognerebbe adottare per incentivare l’amore per la lettura e per il libro? Parliamo della scuola, delle librerie, delle biblioteche, dell’editoria …

A me pare che l'editoria italiana per l'infanzia produca in generale ottimi testi, che le biblioteche cerchino di lavorare nonostante le oggettive difficoltà anche finanziarie, che le librerie specializzate facciano quanto è nelle loro possibilità (della scuola abbiamo già detto), ma che in generale manchi a livello di governo (nazionale e degli Enti locali) la consapevolezza che un paese che sa leggere è un paese maturo. Troppo comodo dire ad ogni inizio di legislatura o di ciclo amministrativo che occorre fare di più e poi rifugiarsi nelle difficoltà finanziarie. Si investa di più in cultura e scuola, si aiutino coloro che lavorano nel settore con intelligenza e passione: i risultati verranno...


La tecnologia  comincia a minacciare la sopravvivenza del cartaceo. È probabile che E-book, audio-libri  conquistino fasce di mercato e di lettori sempre più consistenti.  Un libro fatto di carta e inchiostro, tuttavia, è anche un oggetto che possiede un valore affettivo, al quale si lega un ricordo,  una sensazione. Pensa che questo aspetto possa essere importante per i giovani-lettori e/o da loro sottovalutato?

Non voglio entrare nel dibattito spesso epidermico fra il cartaceo e il digitale, né voglio essere "apocalittico" dichiarando il mio indiscutibile amore per il libro fatto di carta, posso solo dire che mi preoccupa come sempre l'intransigenza delle posizioni: non posso pensare che la soluzione dei problemi della lettura giovanile sia affidata solo a qualche soluzione "tecnica", a qualche modernissimo apparato tecnologico. Possono anche cambiare i "supporti" ma la lettura è qualcosa di più profondo che deve radicarsi all'interno di ognuno di noi indipendentemente dal come, quando e cosa si legge.


Zip, la nostra rivista, si prefigge di incentivare la lettura tra i ragazzi. Ci occupiamo, in particolar modo, di avvicinare i giovani ai Grandi Classici della letteratura. Prima di salutarci, ci dia qualche consiglio …

Rispondo alla domanda con un esempio: lo scorso anno in occasione del centenario salgariano ho fatto leggere a studentesse e studenti del mio corso Il Corsaro nero di Salgari: pensavo che la maggioranza l'avrebbe trovato noioso e lontano dalla sensibilità di un lettore contemporaneo; la reazione è stata invece positiva e diversi hanno letto anche La Regina dei Caraibi (non in programma) per sapere come andava a finire la storia... Talvolta quindi siamo noi adulti che abbiamo quasi timore a proporre testi che hanno costruito la nostra storia di lettori, da Salgari appunto a Verne, da Piccole donne a Il giardino segreto. Aggiungo, infine, che per me Grandi Classici sono anche i libri di Lindgren, Dahl, Rodari, Bianca Pitzorno, Mino Milani e di moltissimi altri autori più vicini a noi nel tempo ma sicuramente degni di attenzione da parte delle giovani generazioni.



                                                                                                                                               Giulia Lionetto Civa

 
 
 
 
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