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La donna non è solo minigonna

Donne demoniache e donne-angelo
LA DONNA NON E’ SOLO MINIGONNA!
Una riflessione sul ruolo della donna nella letteratura e nella vita


di Ylenia Jessica Micale

 

Essere una donna
non vuol dire riempire solo una minigonna
non vuol dire credere a chiunque se ti inganna,
Essere una donna è di più, di più, di più, di più.


Così risponderebbe  Anna Tatangelo, una delle famose cantanti italiane alla domanda: cosa vuol dire essere una donna? In occasione dell’8 marzo, festa delle donne, non poteva certo mancare una riflessione “letteraria” su questo argomento. Nel Paradiso perduto di J. Milton, Satana, il machiavellico, emblema del male, decide di colpire la creatura più fragile e meno intelligente della creazione di Dio, Eva, convincendola a cedere alla tentazione di mangiare il frutto proibito. Ma la donna è davvero una creatura inferiore rispetto all’uomo? Qualche volta si è creduto di si …
Facciamo un salto indietro e diamo uno sguardo al passato: scopriamo che la concezione della donna fu molto diversa a seconda dei luoghi e dei contesti socio-culturali. Nel Medioevo, ad esempio, la donna fu addirittura considerata  priva di anima e bruciata sul rogo per il solo sospetto di stregoneria.
In Francia, poco dopo il Mille, invece trovatori e trovieri amavano cantare l’amore sublime per una donna  che possedeva tutte le virtù e dotata del potere di rendere più buono, più valoroso e più serio l'uomo che l'amava.
In Italia, all’epoca di Dante, la donna veniva persino innalzata ad un ruolo “divino”, circondata da un’aura celeste, da una luce pura e candida, considerata capace di ispirare la poesia e di guidare il poeta nella creazione della sua opera. Stessi anni, stessa città: il suo amico Guido Cavalcanti la considera causa di tormento mentre più tardi Petrarca causa della lacerazione dell’Io. Differenti erano, dunque, i punti di vista anche se in tutti questi casi veniva data maggiore importanza al riflesso di quell’amore nell’animo del poeta piuttosto che alla donna che lo aveva suscitato: ella era più che altro “un oggetto”, usato per  esprimere l’interiorità del poeta.
Nella vita di tutti i giorni, la donna era e rimase per molto tempo l’angelo del focolare le cui uniche occupazioni dovevano essere le faccende domestiche e la procreazione. L’istruzione, il diritto di voto, la scelta del marito, il lavoro … neanche a parlarne!
Tra il 1400 e il 1600 nasce la querelle des femmes, disputa europea sulle donne. Alla querelle parteciparono scrittori e scrittrici: gli uomini scrissero sia opere ostili alle donne (Invettiva contro le donne, Disprezzo delle donne, misoginia) sia opere a loro favore (Difesa delle donne, Lode delle donne, filoginia).
Bouhours, ad esempio, influenzato da Malherbe, riteneva le donne garanti della lingua perché non essendo istruite, detenevano il registro più ingenuo e affettivo della lingua. Proprio loro, mentre gli uomini si occupavano di questioni pratiche come la caccia e la guerra, avevano contribuito in modo notevole al suo sviluppo curando l’eleganza, la grazia e le buone maniere della conversazione.
Tra le donne che parteciparono a questa querelle vi fu Mme de Scudéry che si mosse con insistenza per una parità dei diritti tra uomini e donne. Non fu l’unica poiché tante donne, a partire dal ‘500, cominciarono a scrivere per denunciare la loro condizione di inferiorità e per ottenere maggiori diritti.
Una delle più accanite esponenti del femminismo fu Mary Wollstonecraft, che sperimentò nel suo libro A Vindication of the Rights of Women la durezza della condizione femminile in una società concepita affinché una parte dell'umanità dominasse l'altra. Le sue riflessioni sul matrimonio, sul rapporto tra i due sessi, sull’amicizia tra uomo e donna, le sue critiche a Rousseau sono molto interessanti. Antesignana del femminismo, il suo libro merita ancora di essere letto dato che, a distanza di due secoli, molto è cambiato ma molto è ancora da cambiare.
Descrive bene il momento di passaggio Casa di bambola di Ibsen, libro rivoluzionario in cui la donna smette di essere imbambolata dall’insoddisfazione quotidiana e afferma con forza la sua dignità di Persona.
Oggi Ibsen non fa più scandalo anche se quella madre che si lascia alle spalle figli e marito per affermare se stessa da ancora la strana sensazione che qualcosa sia fuori posto. La dicotomia famiglia/lavoro, figli/realizzazione personale, ad esempio, non si è ancora sanata e continua a generare sensi di colpa nelle donne, recriminazioni negli uomini. Le donne, infatti, hanno conquistato numerosi diritti e libertà ma non tutte: sussistono ancora in varie culture troppe discriminazioni nei confronti del sesso femminile e molte donne, purtroppo, non si rendono conto di essere schiave, sin dall'infanzia, di questa discriminazione. Persino in una società evoluta come la nostra continuano ad esserci differenze di trattamento, specialmente sul posto di lavoro.
Ma ritorniamo alla domanda iniziale: cosa vuol dire essere una donna? Avere un corpo seducente? Truccarsi per piacere al marito? Svolgere le faccende di casa? Accudire i figli? È una provocazione che lanciamo alla lettrice e al lettore…
Donne e uomini fanno parte della stessa specie, entrambi hanno un corpo, un’anima, una dignità che va rispettata allo stesso modo a prescindere dal sesso e da ogni altra considerazione relativa alla condizione sociale, al colore della pelle. L’uomo non può esistere senza la donna, né la donna senza l’uomo perché si completano a vicenda. E’ necessario che molti uomini imparino a rispettare di più le donne, a non maltrattarle ed è necessario che le donne imparino a difendere se stesse, senza rinchiudersi in un guscio che le privi della felicità e della gioia di un sorriso.



Opere citate









Scena finale di Casa di bambola

 
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