Amore eterno e letteratura - ZIP Rivista Letteraria per i Giovani

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Amore eterno e letteratura


L'Amore è eterno... finché dura!

Storie d’altri tempi raccontate nel tempo della crisi di coppia.

di Laura Micale


Quando amare vuol dire “insieme per sempre”; quando la condivisione di ogni battito è ciò che lega due persone che si amano lungo un’esistenza che porta ad essere una cosa sola… Quanto è sempre più raro imbattersi in coppie del genere! Quando accade ci stupiamo e restiamo increduli, perché la vita di oggi ci ha abituato a cogliere innumerevoli occasioni sentimentali e ad approfittare di scintille erotiche irrinunciabili, non a mantenere una fiamma accesa tutta la vita. Sorge spontaneo chiedersi: il famoso “per sempre” esiste ancora? Addirittura qualcuno, basandosi sulla sua personale esperienza, azzarda: ma è mai esistito?
Probabilmente esiste ancora, nei cuori di chi con pazienza coltiva i sentimenti invece di gettarli alla prima difficoltà e nei sogni degli inguaribili romantici. E deve essere esistito per forza, se c’è un fondo di verità nelle storie di amori meravigliosi che la letteratura ci ha tramandato.
Di Filemone e Bauci, ad esempio, ci parla Ovidio nell’VIII libro delle Metamorfosi.  E’ la storia di una coppia ormai anziana, che trascorre gli  anni in povertà, confortata solo dal più tenero dei gesti dell’amore: la vicendevole carezza. Un evento straordinario può mutare la loro semplice vita: Zeus ed Ermes, irriconoscibili perché sotto mentite spoglie, dopo essere stati cacciati da ricchi e benestanti, bussano alla porta della loro umile capanna per  chiedere ospitalità. Per ricompensare la generosa ed ospitale accoglienza, Zeus offre loro la possibilità di esaudire un desiderio. Avrebbero potuto chiedere di tutto: una dimora regale, la ricchezza, la giovinezza, persino l’immortalità; invece, chiedono soltanto di morire insieme, legati e inseparabili anche oltre la morte. Non esiste per Bauci e Filemone dono più prezioso dell’amore eterno e dell’eterno legame. Quando giunse il loro momento, furono trasformati in una quercia e un tiglio uniti per il tronco, incrocio meraviglioso, suggello di eterna unione, venerato davanti a quell’umile capanna diventata poi fastoso tempio dedicato a Zeus.
Nel X libro delle Metamorfosi, Ovidio narra di un altro amore, un amore talmente profondo da sopravvivere  oltre la morte. Si tratta del celebre mito di Orfeo e Euridice che ha ispirato numerosi artisti, poeti, musicisti.   Orfeo, il più grande cantore della mitologia antica, è innamorato ricambiato della bella Euridice. Quest’ultima, mentre cerca di sfuggire le insistenti e moleste avances di Aristeo, calpesta un serpente che la colpisce con il suo morso letale. Orfeo non può rassegnarsi alla sua perdita e, grazie alla sua musica e per il suo insistente pianto, riesce a convincere gli dei degli Inferi a restituire Euridice alla vita. L’unica condizione che gli viene posta è che, durante la risalita dagli Inferi in cui precede la donna amata, non si volti a guardarla.  Il desiderio di rivedere il suo volto, il bisogno di accertarsi che la donna che ha per mano è davvero la sua sposa, tuttavia, è troppo forte: Orfeo non resiste, si volta e la perde definitivamente. Ancora per sette giorni tenta di convincere Caronte, inutilmente.  La cruda realtà della morte provoca un altalenarsi di sentimenti tra strazio e rassegnazione ma non contempla la possibilità di dimenticare la persona amata.
Chi non ha presente la storia di Romeo e Giulietta? Un legame estremo che li ha tenuti uniti anche nella morte, contro tutti! Una storia spietata, ma sublime.   Forse meno conosciuta, ma non meno affascinante, è la storia di altri due amanti, denominati di Teruel, simbolo romantico dell’Aragona e di tutta la Spagna. Diffusasi nel mondo grazie a  numerose opere teatrali, letterarie, musicali e cinematografiche, questa storia risale al XIII secolo e racconta dell’amore tra Juan de Marcilla e Isabel de Segura, osteggiato dal padre di lei a causa  della povertà del fidanzato. Quest'ultimo, tuttavia, riesce ad ottenere dal futuro suocero cinque anni di tempo per arricchirsi: per questo il giovane parte per la guerra, sfidando la morte. Durante questi anni, però, Isabel viene data in sposa ad un altro. Al ritorno Juan, non sopportando questa sofferenza lancinante, riesce ad avvicinarla e le chiede un bacio. Isabel, in rispetto alla sacra unione del matrimonio, pur addolorata rifiuta e provoca la morte di dolore di Juan.  La leggenda vuole che mentre Juan giace nella tomba, lei si avvicini alle sue labbra per dargli quel bacio prima negato, per poi cadere riversa a terra. Solo così ai due amanti fu possibile restare per sempre insieme. Grazie allo scultore Meridese Juan de Avalos che ha scolpito le statue dei due giovani sotto cui giacciono le mummie degli Amanti di Teruel, i due eternano e rinnovano il loro amore  nel Mausoleo de los Amantes.
Un altro esempio di amore negato viene conservato nell’Abbazia di Alcobaca in Portogallo, dove un’architettura straordinaria diventa il nido d’amore di Pedro I e Ines de Castro. I due si erano sposati contro il volere del  padre di lui, il famoso Alfonso IV. Il re approfitta proprio dell’assensa’assenza di Pedro, impegnato in guerra per far uccidere Ines. Divenuto re, Pedro fa costruire per la sua regina una fastosissima tomba, di fronte alla quale fa preparare anche la sua: non a caso la propria statua non sarà accanto. Ancora una volta un tocco di romanticismo ci stupisce. Ponendo le statue una di fronte all’altra, infatti, nel giorno del giudizio,quando  si scoperchieranno i sepolcri e ognuno tornerà a vivere,i due potranno essere rispettivamente la prima persona che vedranno.
Naturalmente si tratta di una storia "gotica" ma a quanto pare piace sentire parlare di amori, morte e fantasmi. Basti pensare al visto e rivisto GHOST. Quante volte, guardando questo film, ci siamo commossi al bacio tra Molly e il fantasma di Sam?
La domanda che però ci poniamo è: oggi siamo capaci di provare un sentimento così profondo, capace di sopravvivere alla morte fisica? Forse l’amore ha cambiato natura con il passare del tempo? O il “fin che morte non vi separi” è diventato un peso? Di sicuro l’amore è un sentimento che nel tempo cambia e si trasforma dalla passione alla comprensione, fin quando ciò che si è vissuto insieme diventa irriproducibile con qualsiasi altra persona, fin quando basta uno sguardo per rivivere una miriade di emozioni. Certamente questi sono degli amori di lunga data, perché quando si è giovani, si sopravvive, perché ci sono altre cose che entrano in gioco, speranze evoglia di fare progetti anche individuali per la propria vita … Tuttavia episodi come questi non devono stupirci, perché vorrebbe dire che diamo proprio poco valore alla coppia, o quanto meno un valore di superficie. Oggi la stabilità pare non valere più nulla, se si vede la coppia solo nella sua fase erotica, senza contare la fatica dell’attraversare insieme le difficoltà di ogni giorno, tenendosi per mano!
Nonostante tutto, non è detto che questo valore dell’amore vero sia perso per sempre, ESISTE ancora, dobbiamo solo saperlo recuperare! Buon San Valentino cari lettori!

Amore e tormento
Di Laura Micale
Il greco antico, a differenza dell’italiano, usa un termine diverso per ogni tipo d’amore:,Agape (αγάπη), ad esempio, è l’amore incondizionato che può anche non essere ricambiato; Philia (φιλία) indica un legame affettivo profondo caratterizzato dalla reciprocità, come quello  tra amici; Eros (έρως) definisce l'amore sessuale; Anteros (αντέρως) è l'amore corrisposto. In prossimità di San Valentino, ognuno di noi sogna un Amore che inglobi tutte le precedenti sfumature: incondizionato, passionale, complice, corrisposto. Più spesso, ci troviamo a fare i conti con storie tutt’altro che perfette, con sentimenti contradditori o non ricambiati, con amori travagliati o con anime tormentate dal dubbio, dal rimorso, dalla delusione. Nella vita reale, nessuno possiede la palla di vetro per prevedere il futuro: durante il cammino tanti se e tanti ma vengono fuori o ci imbattiamo in ostacoli imprevisti. E’ l’altra faccia dell’amore, quella più comune agli esseri umani ma che non trova posto nella cartoline di San Valentino o nelle commedie romantiche.
Tuttavia, esiste almeno un’opera letteraria che scandaglia e mette a nudo tutte le ripercussioni del sentimento amoroso sull’animo umano. Si tratta del Canzoniere di Francesco Petrarca, opera che raccoglie 366 componimenti (317 sonetti, 29 canzoni e 7 ballate e 4 madrigali) suddivisi in vita e in morte di Laura, la donna che sconvolse la pace interiore del poeta. Petrarca era un chierico, aveva preso i voti minori. Questa scelta va contestualizzata nel periodo storico in cui visse, il 1300. A Firenze, come Dante, Petrarca assistette in prima persona alle lotte tra guelfi e ghibellini, alle carestie, alla pestilenza, alla crisi del papato trasferito ad Avignone, alla nascita delle Signorie: da questa realtà fu inevitabilmente deluso. Il poeta disprezza il mondo, sente il bisogno di qualcosa di assoluto ed eterno, che concili l’aspirazione al divino e l’umano, e cerca una stabilità che tolga ai piaceri terreni il peccato. Queste sono le ragioni della sua scelta religiosa. In un certo senso, anche Laura si inserisce in quest’ottica, pur se, come dice il poeta, tutto inizia per una vendetta di Amor che per punire un dì ben mille offese,/celatamente l’arco riprese,/ come huom che a nocer luogo et tempo aspetta (II). E’ il Venerdì Santo del 1327: l’amore divampa. Questo sentimento è subito sentito come un peso da cui non si può liberare, che lo costringe a combattere tra un amore nobile e un desiderio più basso. Ecco che Laura, non più equivalente della Beatrice di dantesca memoria, è capace, con la sua bellezza, di accendere la fiamma della passione: “qual meraviglia si di sùbito arsi?” (XC). Il sentimento amoroso non è per lui fonte di gioia ma motivo di tormento interiore: l’amore non è nemmeno ricambiato, lo distrae dai suoi progetti di vita, lo fa sentire in colpa.
Per distogliersi da simili pensieri, Petrarca cerca di impegnare altrove la sua mente: così nel Canzoniere compaiono anche componimenti di genere politico. Per quanto egli cerchi rifugio nelle distrazioni più varie, sente la colpa continuamente in se stesso e non riesce a sottrarsi. Cerca, allora, di trovare una sorta  di soluzione  ai propri  tormenti d’amore, contemperando l’amore per la sua donna con il pensiero di Dio. Deluso, poi speranzoso, poi nuovamente deluso, Petrarca fantastica rapimenti platonici. Solo il dolore e lo sconforto che lo assalgono quando viene a conoscenza della morte di Laura, pongono una drammatica soluzione al dissidio interiore. I lamenti e le lacrime si consolano, infine, al pensiero che Laura è in Paradiso. La donna, infatti, gli appare in sogno, lo consola, lo conforta, si avvicina al suo letto, lo prende per mano, gli confessa che lo ha amato, ma che adesso è tempo che lei lo guidi verso il Cielo, nel cammino verso la salvezza dell’anima. Ecco che l’amore per Laura trova lo spazio che più si gli addice: esso si traduce nell’amore per la Poesia. Il travaglio interiore viene superato e persino la Morte bella parea nel suo bel viso.
Si nota, dunque, che le delusioni e i tormenti d’amore per il Poeta sono state la via verso la maturazione interiore, la conoscenza di se stesso e la stabilità.
Sembra un controsenso, ma anche gli amori tormentati, sbagliati o che fanno soffrire hanno una loro ragione. Capitano, sconvolgono e, seppure sembra che non possa esservi riparo, approdano comunque a una consolazione e a un risultato:  lo troviamo dentro di noi. Occorre sempre conservare la forza di rialzarsi, per essere migliori e per credere ancora in questo meraviglioso ma difficile e contraddittorio sentimento che è l’Amore.

 
 
 
 
 
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