La morte della Pizia - il mito d'Edipo come non l'avete... - ZIP Rivista Letteraria per i Giovani

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La morte della Pizia - il mito d'Edipo come non l'avete...


La morte della Pizia: Il mito di Edipo come non ve lo sareste immaginato.

“… perché Edipo preferiva essere il figlio di un re, piuttosto che figlio di un auriga. Il suo destino se lo è scelto da sé.” (Tiresia)

Di Angela Mirabile

Un cantiere in atto per la costruzione di un teatro. Il cielo che si fonde con i fumi che provengono dal sottosuolo. Sull’onphalos, la pietra sacra, sta seduta una donna. È annoiata. Da lontano una schiera di uomini e donne stanno per arrivare.
Siamo a Delfi, in Grecia, luogo sacro per eccellenza, conosciuto nel mondo antico anche come l’ombelico del mondo. Qui si trova l’oracolo più famoso di tutto il mondo classico, quello dedicato al dio del sole, delle arti e della musica, Apollo.
La donna seduta sulla pietra è la Pizia, la sacerdotessa del tempio, che si fa mediatrice tra gli uomini e il dio. Proprio dalle sue ultime ore di vita Friedrich Dürrenmatt prende le mosse per avviare il suo romanzo.
“La morte della Pizia” non è una semplice rivisitazione di uno dei miti più famosi della mitologia che da sempre ha invaso le pagine della letteratura greca e che, successivamente, è approdato in psicologia; si tratta, piuttosto, di un inconsueto resoconto dei retroscena che hanno condotto al compimento della profezia in questione.
Sin dalle prime righe il lettore capisce di non essere di fronte al classico mito, né ad una banale rivisitazione. Il sacro viene immediatamente smontato e dissacrato: “Edipo tu ucciderai tuo padre e commetterai incesto con tua madre”.
Tutto è concentrato in un unico grande episodio, senza alcuna scansione in capitoli; la lettura si presenta abbastanza agevole e non particolarmente difficile da seguire, se non, parzialmente, negli intrighi che di volta in volta si rivelano al lettore.
La vicenda è ambientata a Delfi, nella Grecia Classica. La Pizia di turno si chiama Pannychis XI. È ormai quasi giunta al termine della sua vita e della sua “carriera” da sacerdotessa di Apollo, che prevede il tedioso compito di dover ascoltare quotidianamente le storie e le vicende personali di quanti vengono da ogni parte della Grecia, (e non solo) e che sperano di trovare risposte da Apollo attraverso lei. Tuttavia, secondo quanto ci dice Dürrenmatt, la nostra protagonista, come quante la hanno preceduta, deve vaticinare qualcosa, a ciascun fedele, a costo di inventarlo di sana pianta.
In maniera analoga ha inizio la contorta vicenda di Edipo: un giorno il giovane principe si presenta al cospetto della Pizia, chiedendo chiarimenti sui propri genitori, perché nutre dei dubbi circa le proprie origini. Tuttavia il responso è alquanto sconcertante: Edipo non ottiene una risposta chiara e diretta alla sua domanda se non un responso di patricidio e di incesto; quel che basta a convincerlo di non fare più ritorno a Corinto, città dove fino a quel momento aveva vissuto con i genitori, deciso a fuggire da un destino così infausto. Ma al destino per gli antichi greci non si può scappare: il Fato è superiore, persino gli dei gli si devono sottomettere.
Già dalle pagine iniziali si comprende che la sacralità è superata; la piena fiducia nell’oracolo è quasi canzonata, seppur con amarezza, dalla stessa Pizia; l’attività del tempio di Delfi è concentrata esclusivamente sul business dei proventi ottenuti grazie alla offerte lasciate dai devoti di Apollo. I vari responsi sono frutto della fantasia delle pizie che nel corso dei decenni si susseguono, oppure sono commissionati da terzi per ordire intricate trame politiche.
La sacerdotessa di Apollo non gode più di quell’aura mitica che la caratterizzava; l’unica vera devozione sembra sopravvivere nei fedeli che numerosi giungono al tempio, desiderosi di conoscere cosa gli dei prevedano per loro. Ma si tratta di vera devozione, o è semplicemente l’ennesimo alibi dietro cui l’uomo si nasconde per non rispondere direttamente delle proprie azioni?
Pannichys XI vaticina al giovane Edipo che ucciderà il padre, per poi unirsi alla madre, dalla quale avrà dei figli. La profezia, pronunciata per noia, si avvera; ma in che modo? Laio è veramente il padre di Edipo? Ed Edipo è veramente figlio di Giocasta?
Prendendo le mosse dalle ore che precedono la morte di Pannichys, si dirama un’intricata successione di presunte verità che si confutano a vicenda, tanto da rendere un paradosso la verità stessa.
Tutti gli attori di questo dramma fanno la loro comparsa sulla scena, raccontando la propria verità, che altro non sembra se non il tassello di un complicato puzzle.
Si tratta di poche, ma intense pagine, colorate da irriverente dissacrazione, che pur divertendo il lettore, lo accompagnano in riflessioni che si spingono oltre la superficie.  


 
 
 
 
 
 
 
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